Parlare di sé: che ansia! Combattila con lo storytelling digitale!

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Ti è mai capitato di voler condividere un’idea o un tuo progetto personale, ma proprio quando eri sul punto di fare quel salto, ecco che, improvvisamente, inizia a sembrarti tutto banale e fuori luogo?

E magari cominci anche a pensare: “Chi sono io, in fondo? E perché quello che faccio dovrebbe essere interessante per gli altri?”

Passano così i mesi e tutto rimane fermo lì, nascosto e al “sicuro” nella galleria delle “bozze” che non hai mai avuto il coraggio di pubblicare.

Il parlare di sé stessi, delle proprie passioni e dei propri interessi, che sia offline o online, può essere fonte di grande ansia per molte persone. Ecco perché lo storytelling digitale può trasformarsi in uno strumento efficace per far emergere chi siamo.

L’Importanza di raccontarsi

Rivelare se stessi nel mondo digitale, dove tutti cercano di mostrare la propria versione migliore, può risultare difficile. Bisogna fare i conti con l’ansia di non piacere, la competizione, la voglia di apparire “perfetti”, ma allo stesso tempo, il più possibile autentici.

Ma perché raccontare sé stessi agli altri è così importante?

Il raccontare di sé, o self-disclosure, rappresenta un bisogno innato dell’essere umano e porta con sé diversi benefici:

  • Promuove il supporto e la connessione sociale;
  • Aiuta a riflettere su se stessi;
  • Allevia lo stress.

Secondo studi neuropsicologici, condividere informazioni personali con altri attiva il sistema della ricompensa, il nostro sistema connesso a sensazioni di gratificazione. Raccontare di noi ci fa sentire gratificati, non solo perché otteniamo ricompense esterne (supporto e connessione), ma anche perché ci fa davvero sentire meglio!

La presentazione di sé online

Oggi il mondo dei social network è diventato un luogo privilegiato dove condividere noi stessi: pubblichiamo foto, pensieri, reazioni, progetti…

Le ricerche mostrano che siamo più inclini a condividere online rispetto all’interazione faccia a faccia.

Ma perché ciò avviene?

Nel mondo digitale ci sentiamo liberi dalla pressione degli sguardi e di tutti quei segnali non verbali che tendono a bloccarci. Inoltre, non avvenendo necessariamente in tempo reale, la comunicazione online ci concede tempo per riflettere e concentrarci su ciò che vogliamo dire, senza fretta.

In questo modo ci sentiamo più “rilassati” grazie ad un effetto noto come disinibizione online, che ci pone in una condizione di maggiore apertura verso l’altro e favorisce la creazione di legami.

Questo è d’altronde uno dei tanti esempi in cui internet e le nuove tecnologie possono trasformarsi in strumenti per il nostro benessere.

Condividere noi stessi online: l’altra faccia della medaglia

Nonostante i benefici, trovarsi sotto gli occhi di un pubblico così vasto, disinibito e iperconnesso, potrebbe aumentare l’ansia di ricevere critiche.

Da un lato, la paura del giudizio degli altri, immediato e, spesso, spietato, come nel fenomeno delle Shitstorm.

Dall’altro la paura del proprio giudizio, nel momento in cui raccontarsi sui social diventa anche l’opportunità di farsi notare a livello professionale.

Questo può generare un’altra forma di ansia: quella da prestazione.

L’ansia da prestazione può trasformare le persone in spettatori passivi del successo altrui, aumentando il senso di inadeguatezza, o portare ad auto presentazioni non autentiche, nelle quali si cerca di apparire “perfetti” a scapito della propria unicità e originalità.

Raccontarsi attraverso le storie: i benefici dello storytelling digitale

Quando condividiamo un nostro progetto o una nostra idea condividiamo noi stessi. Ecco perché l’ansia sale e tendiamo ad essere ipercritici.

È un po’ come guardarsi allo specchio: più ci si guarda, più ci si vede imperfetti.

L’ansia può venire fuori anche quando si ha tanto da dire, ma non si sa come dirlo. Un buon modo per combattere l’ansia da prestazione è seguire una strategia di comunicazione come lo storytelling digitale.

La narrazione di sé attraverso le storie, o self-storytelling, permette di:

  • Creare empatia, trasmettendo valori universali e condivisi;
  • Rendersi “memorabile” (il nostro cervello è più propenso a ricordare informazioni in forma narrativa);
  • Riflettere su di sé e riordinare le proprie idee.

Conclusioni

“È soprattutto attraverso le nostre narrazioni che costruiamo una versione di noi stessi nel mondo.” J. Bruner

Jerome Bruner, noto Psicologo e teorico della narrazione, ha sottolineato come la narrazione sia fondamentale nel processo di costruzione e comprensione di se stessi.

Le storie aiutano a dare un ordine e una coerenza a ciò che si vuole raccontare, riducendo la confusione e l’ansia da prestazione.

Il self storytelling, attraverso il processo creativo dell’immaginazione, spinge all’introspezione e all’auto-riflessione, contribuendo a trasmettere una versione di sé più coerente e autentica. Al tempo stesso, aiuta a definire la propria identità online e offline.

E tu, sei pronto/a a raccontare la tua storia?

Immagine di Veronica Cignarale
Veronica Cignarale
Laureata in Psicologia Clinica e, da sempre, appassionata di storie e di persone. Con uno sguardo sempre curioso e attento al mondo che ci circonda, uso le parole per stimolare riflessioni e accendere la tua curiosità. Per me, la conoscenza è la più alta forma di libertà.
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