Il cybercrime è un reato informatico, punibile penalmente, che sfrutta l’ausilio di componenti della tecnologia, siano essi software o hardware. L’evoluzione dell’elettronica e dell’informatica hanno potenziando molto spesso positivamente la comunicazione e l’accesso alla conoscenza. Tuttavia questo ha permesso a una porzione di utenti di approfittare dell’occasione e dei nuovi mezzi per farne un utilizzo criminoso.
I crimini digitali possono avere diverse configurazioni, eccone alcune tra quelle più diffuse al momento:
- trojan virus
- phishing
- frodi sentimentali
- cyberpedofilia
- cyberbullismo
Per i computer crimes il numero oscuro, ossia la quota di crimini denunciati di cui però non si conosce l’autore, è molto elevato e riguarda la maggior parte del totale dei crimini emersi.
La principale difficoltà nell’individuare i cyber-criminali è dovuta all’anonimato consentito dalla Rete, la rapidità di diffusione dei dati e la facilità con cui si può cancellare le proprie tracce.
È a causa di questa immaterialità del reato che vi è una percezione falsata dell’atto da parte del cyber-criminale. Il crimine infatti viene percepito come meno grave; si innescano alcuni dei meccanismi di disimpegno morale quali il dislocamento della responsabilità e la deumanizzazione della vittima, volti a rendere accettabile l’online crime.
Le due tipologie di Cybercriminali
I cyber-criminali possono suddividersi in:
- insiders, ossia coloro che attaccano lo stesso sistema informatico per cui lavorano. Generalmente sono mossi da un uso narcisistico dei mezzi digitali per motivi di carriera o per vendetta.
- outsiders, cioè i veri e propri hacker che sfruttano la manipolazione della psicologia della vittima mediante la tecnica dell’ingegneria sociale, il cui esempio più lampante è il phishing.
Ciò che li accomuna nel modus operandi è sicuramente la capacità tecnica di trarre vantaggio dalle falle dei sistemi informatici, ma non solo. Anche la vulnerabilità psicologica delle vittime: il cybercrime affonda le sue radici nella psicologia umana, nello specifico quella che guarda al comportamento sociale.
Le vulnerabilità umane che vacillano per prime di fronte a un attacco informatico sono quelle che originano dall’intersezione di emozioni, motivazioni e rapporti interpersonali. Tra le più comuni, vi sono:
- Fiducia irrazionale: sul web, gli utenti non si interfacciano con persone fisiche di cui eventualmente diffidare a seguito di una valutazione di alcuni indicatori, come le micro-espressioni, tuttavia molti sviluppano una fiducia incondizionata nei confronti della macchina informatica, dimenticando il possibile pericolo;
- Automatismo: inserire dati personali o fare click sono azioni automatiche che richiedono molto meno tempo di una valutazione più profonda eseguita da alcune aree del cervello.
- Paura e stress: in situazioni di disagio tutto ciò che alcuni vorrebbero è ricevere aiuto: spesso il phishing utilizza email che allertano e spaventano per poi offrire una soluzione immediata – richiedendo un pagamento – che spesso viene pericolosamente accettata senza una previa valutazione cognitiva.
- Accudimento e sessualità: gli esseri umani spesso instaurano relazioni sociali con lo scopo di aiutare l’altro ma anche spinti da una delle più forti motivazioni: la sessualità. È per questo che spesso si diventa vittime delle frodi sentimentali di chi adescano, stabilendo intimità, per richiedere poi soldi.
- Agonismo: l’umano è atavicamente mosso da competitività; in Rete si manifesta nella promessa di visibilità, ricchezza e fama. Il phishing generalmente promette premi facendo sentire l’individuo unico e in una posizione di superiorità rispetto ad altri (“sei il fortunato vincitore di…”,”in palio solo per te….”)
L’importanza della Cybersecurity per combattere il Cybercrime
Le aziende, ma anche i singoli, a seguito di attacchi cibernetici subiti, si sono rivolti a esperti di cybersecurity per ricevere software di protezione di ultima generazione, che tuttavia non sembrano essere sufficienti.
È importante che la cybersecurity orienti il suo focus, ora più che mai, verso gli elementi di psicologia umana, che sono individuali e contesto-specifici sia dei singoli che delle aziende.
Nonostante ciò la cybersecurity è un servizio sempre più richiesto che sta mirando ad implementare l’educazione alla tecnologia e una solida consapevolezza sugli effettivi rischi e sulle possibili conseguenze di un comportamento digitale superficiale.
Nella costruzione di un ambiente sicuro a livello aziendale è importante far capire ad ogni dipendente che ciascuno di loro gioca un ruolo fondamentale nella protezione da attacchi indesiderati.
Ecco alcuni semplici consigli che possono ridurre il rischio:
- Imparare a distinguere le email –truffa e contenenti virus dalle comunicazioni autentiche
- Non utilizzare password semplici, cambiarle spesso, e non utilizzare la stessa password per più account
- Crittografare i propri dati prima di caricarli su servizi di Cloud in quanto non sempre si conosce chi gestisce questi magazzini virtuali
- Non utilizzare i propri dispositivi personali come i cellulari per trattare materiale aziendale protetto
- Imparare a riconoscere il vero valore dei dati: è più probabile che una persona presti più cautela ad un’informazione che sa essere di grande valore.
Infine si rende necessario anche un piano a livello sociale e aziendale di formazione digitale ed educazione digitale. Avere una buona conoscenza degli strumenti digitali e del loro utilizzo consapevole diminuirebbe il rischio di cadere vittima di un cybercrime.
Articolo a cura di:
Camilla Toniolo – Psicologa specializzata in Criminologia Forense